Siem Reap
Siem Reap è una città particolare, polverosa e incasinata. La vita della città è tutta concentrata nel piccolo centro che ogni sera si illumina di tante lucine e fa prendere vita al night market. Un ammasso di ristorantini, pub, tuk tuk, motorini negozietti di souvenir e banchetti mobili che vendono fruit shake. Tutti uguali.
All’incrocio delle strade alcuni ragazzi occidentali distribuiscono volantini. Su uno c’è una strana promozione: con 10$ hai diritto a muoverti in 5 bar diversi e in ognuno hai diritto a un drink, avrai poi una maglietta in omaggio, e potrai partecipare ad alcuni giochi e premi. In un altro locale pagando 8$ puoi bere all’infinito per due ore.
Sembra un quartiere fatto apposta per turisti, un po come Khao San Road a Bangkok. Sono quei posti che ormai non posso più sopportare. Andare dall’altra parte del mondo per far gruppo con turisti e alcolizzarsi come non ci fosse un domani mi sembra ormai un po’ riduttivo e insensato. Ma son gusti, una volta, 10 anni fa, probabilmente mi sarebbe piaciuto.
Camminare per le vie del centro è, a mio parere, abbastanza stressante. Il turista viene sommerso di richieste da parte di ogni tuk tuk che incontra nel suo percorso. Alcuni si sbracciano per farsi notare da lontano, sembra quasi una gara a chi riesce ad agitarsi di più. Uscire per una classica e rilassante passeggiata in centro oppure percorrere pochi passi per digerire dopo cena potrebbe essere l’errore più tragico della giornata, a meno che non si percorrano le vie appena fuori dal centro.
Una Siem Reap completamente diversa, ma molto povera la si può incontrare girando tra le varie stradine poco lontano, magari sul lungo fiume. Ci sono giardini in stile francese che dovevano essere davvero belli durante il loro massimo splendore. Ma è facile incontrare bambini senza scarpe che ti chiedono spiccioli o madri evidentemente incinte elemosinare. Il turista è etichettato come ricco, e sicuramente lo siamo più di loro.
E’ una città che vive grazie alla scoperta di Angkor, gli alberghi sono tutti concentrati nei dintorni del night market (noi abbiamo soggiornato al Side Walk Chan Thon a 20$ a notte la camera doppia contrattata, in realtà costerebbe 30$) e per muoversi, oltre che usare le proprie gambe si possono affittare biciclette dai 2 ai 6$, o tuk tuk sui 12/15$ la giornata. Corse brevi 1/2$.
Di motorini affittati se ne vede in giro molto pochi, perché la mafia dei tuk tuk e possente, ed è abbastanza palese. Sembra sia illegale affittare motorini a Siem Reap e infatti di turisti in motorino quasi non se ne vedono. In più pare ci siano diverse truffe. Ti affittano il motorino, ti seguono, te lo rubano e poi te lo fanno ripagare. Sono dicerie, fortunatamente non abbiamo sperimentato.
Sempre nel fulcro della città, macchine, motorini e tuk tuk invadono i marciapiedi e tu ti ritrovi a camminare sul ciglio della strada, a fare lo slalom tra i diversi mezzi, la spazzatura, le macchie scivolose di unto e grasso che cola dai sacchetti, cartelloni pubblicitari, ciotoli, buchi. Intanto il traffico di fianco a te scorre veloce, i clacson suonano, qualcuno ti passa di fianco urlandoti nell’orecchio tuk tuk. Gli odori sono irrespirabili, misti a smog, sabbia e spazzatura.
Si viene a Siem Reap per visitare l’antica capitale di Angkor e quindi è tappa obbligatoria, ma niente di più, non trovo nessun lato positivo in questa città e non vedo il motivo di cercarne uno per forza.
Ho avuto solo un momento di grande gioia quando ho scoperto il Thai Huot Market, quasi davanti alla sede della ANZ Bank. Un piccolo concentrato di prodotti da tutto il mondo, ci sono formaggi francesi e pasta italiana, ma la vera felicità è stato trovare il Vegemite e le Doritos Australiane. Che emozione!
Penso sia ben chiara la mia posizione su questa città.