Le isole Faroe sono uno di quei posti che senti nominare ogni tanto ma di cui alla fine se ci pensi bene sai poco e niente, uno di quei posti un po sperduti come ce ne sono tanti sparsi qua e la nel mondo.
Queste isole sono una tappa obbligata viaggiando in barca dall’Islanda verso il vecchio continente, e viene spontaneo pensare di farci una sosta.
Abbiamo anche avuto la fortuna di essere stati contattati da una famiglia locale, tramite workaway, il sito con cui viaggiamo spesso e che ci permette di vivere esperienze diverse e più locali.
Ci hanno contattato chiedendoci aiuto per la sistemazione degli interni di una bella barca a vela che poi metteranno in affitto durante la stagione estiva e con la quale vorrebbero salpare alla volta delle coste scozzesi. Quindi fondamentalmente l’accordo era questo, sistemare la barca, scattare le foto necessarie per metterla in affitto e dare una mano con altri lavoretti di vario genere in cambio di ospitalità e cibo, questo in sostanza è il sistema workaway.

Come arrivare alle Faroe?
Essendo le isole Faroe sperdute nel mezzo del mare del nord, gli unici mezzi con i quali è possibile raggiungerle sono l’aereo o la barca, e noi li abbiamo provati tutti e due. La Vale infatti è volata qui da Milano facendo scalo a Copenaghen una notte, mentre io sono arrivato con la barca da Seydisfjordur, in Islanda.
Quel’è il modo migliore? Dipende.
Partendo dall’Italia l’aereo è sicuramente più pratico, breve e probabilmente nella maggior parte dei casi più economico, ma la barca ha sicuramente tutto un altro fascino ed è molto comoda se siete già in viaggio (ad esempio in Islanda come me) o se state viaggiando con un mezzo vostro.

Prime impressioni su queste isole
Sono sceso dalla barca alle 8 del mattino, prima ancora che il sole sorgesse, completamente da solo in quanto unico passeggero a viaggiare a piedi, senza un mezzo e probabilmente anche l’unico che si fermava alle isole Faroe da turista. La prima cosa che ho notato arrivando da tre mesi di Islanda è stato il sale per terra e la mancanza del perenne strato di ghiaccio islandese che rende difficoltoso camminare a piedi senza le suole chiodate. Di fronte al porto di Torshavn si trova la città vecchia con le sue cassette colorate, belline e con il prato sul tetto, che a passarci di fianco mi è sembrato un po’ di stare dentro ad una foto di Instagram.
Poi Peter, il figlio più grande della famiglia che ci ha ospitato è venuto a prenderci, a me a Torshavn e alla Vale in Aeroporto.
Durante i 20 minuti circa passati a chiacchierare lungo la strada che ci portava a Vestmanna, dal finestrino scorrevano paesaggi che sembravano essere quasi finti per la loro perfezione, montagne verdi dalle cime spruzzate di neve, il mare che compare e scompare, qualche casetta qua e là, qualche pecora e la strada tutta curve sulla quale corre la macchina.
Insomma, la prima impressione è che a livello paesaggistico queste isole siano pazzesche.

Viaggiare con Workaway
Viaggiare con workaway o simili è certamente diverso dal viaggiare in maniera convenzionale, e come ogni cosa, ha i suoi pro e contro.
A livello di tempo si è un po meno liberi, nel senso che essendo uno scambio dovremo spendere qualche ora al giorno aiutando i nostri host nelle mansioni richieste, che molto spesso sono però progetti creativi e gratificanti. In ogni caso siamo noi a mandare la richiesta a chi ci ospiterà perciò, ovviamente, si presuppone che quello che andremo a fare ci piaccia.
Per il resto è un esperienza di viaggio diversa da quella convenzionale, che nella maggior parte dei casi permette di entrare in contatto con la realtà del posto, con costumi, usanze e tradizioni del paese che stiamo visitando.
Inoltre è uno strumento che permette, in generale, di viaggiare con budget molto bassi anche in paesi dove altrimenti dovremmo spendere una fortuna per stare solo un paio di settimane.

La nostra esperienza alle isole Faroe
La nostra esperienza qui alle Isole Faroe è stata ottima e la famiglia che ci ha ospitato è sicuramente fuori dal comune, quantomeno per gli standard di casa nostra.
Quali standard?
Diciamo che in media si tende a stare un po chiusi a riccio e ad avere un forte senso della proprietà privata, quello che è mio è mio e quello che è tuo è tuo, e in pochi si metterebbero in casa dei totali sconosciuti pescati un po’ a caso da una piattaforma internet (per quanto sicura e ben fatta come workaway).
In questi anni abbiamo notato che, quasi sempre, chi ospita con frequenza viaggiatori da tutto il mondo, mettendoseli in casa, ha un atteggiamento diverso rispetto alla media.
Da Jens e Rigmor ci siamo sentiti a casa quasi da subito, non ci siamo mai sentiti un peso e mai a disagio.
L’accoglienza è stata particolare, nel senso che praticamente non c’e stata! Detta così può suonare brutta e può anche essere spiazzante in principio, ma una non accoglienza è un buon modo di accogliere qualcuno e non farlo sentire a disagio. Loro vivono la propria vita come se niente fosse, sono se stessi senza cambiare di una virgola anche con estranei in casa, non si curano della cucina sporca, di un po’ di polvere su un mobile se c’è, e non tirano la casa a lucido perché qualcuno sta arrivando. Questa cosa a me personalmente fa stare bene, non mi sento un peso, non mi sento in imbarazzo e non mi sento di troppo.
La sera abbiamo condiviso una cena normale, del pollo al curry con del riso, e abbiamo iniziato a conoscerci, senza fretta e senza ansie. Loro hanno parlato un po in inglese e un po nella loro lingua, senza farsi problemi, proprio come se noi fossimo sempre stai li, come se fosse assolutamente normale la nostra presenza, senza chiederci niente di particolare, parlando semplicemente del più e del meno.
Che poi a conti fatti è tutto assolutamente normale, siamo solo persone che condividono un pasto, un percorso e una piccola porzione di vita.
Ma gli standard sono diversi, e solitamente meno si è abituati a condividere ed a ospitare sconosciuti più ci si fanno problemi, si passano ore a pulire la casa per gli ospiti, si preparano piccoli banchetti per fare bella figura, ci si veste bene e si fanno tante piccole cose che poi a conti fatti servono a poco e un cazzo.
Le due settimane qui sono volate, come era logico che fosse.
Abbiamo aiutato Jens, esperto capitano, a pulire e sistemare gli interni della sua bella barca a vela degli anni 80 con la quale vorrebbe un giorno salpare alla volta delle coste scozzesi. Abbiamo poi scattato le foto necessarie a comporre agli annunci per l’affitto della barca e abbiamo fatto qualche piccolo lavoretto ad una bella casa in riva al mare dalla parte opposta di Streymoy, l’isola su cui stiamo.
Per il resto abbiamo aiutato Rigmor come abbiamo potuto con le pulizie di casa, abbiamo cucinato qualche piatto italiano e siamo piano piano entrati in confidenza.
Lavorare, se così si può dire, non è mai stato un peso e non ci è stato mai chiesto con insistenza, è stato al contrario un piacere.

Jens e Rigmor sono stati davvero gentilissimi con noi facendoci sentire a casa e facendoci vivere esperienze che difficilmente avremmo potuto vivere da turisti. Grazie alla macchina che ci hanno sempre prestato senza problemi abbiamo girato in lungo ed in largo le isole principali, abbiamo assaggiato alcuni piatti tipici faroesi e siamo usciti in barca a pescare un paio di volte nella baia di Vestmanna. Una volta ci siamo anche avventurati in mare aperto per fare il giro dell’isola di Vagar, ma purtroppo questo non è un mare tranquillo e le onde molto alte ci hanno obbligato a ritornare. Durante questa esperienza in barca mi sono anche accorto di non essere particolarmente a mio agio tra le onde…. diciamo che ero teso come una corda di violino e sono pure stato male… vabbè, non sono tagliato per fare il marinaio e me ne farò una ragione.
Queste isole Faroe sono un agglomerato di isole una più bella dell’altra, perennemente sferzate da un vento gelido e con un clima tra i più variabili mai visti in vita nostra. Qui in un’ora si passa da sole a pioggia tre o quattro volte, e può capitare di entrare in galleria con il sole e uscire dopo poco dall’altra parte trovando la neve. Ma questo clima difficile è compensato da panorami eccezionali, e anche solo guidare senza meta per queste isole è un piacere. Qui non esistono strade che non siano panoramiche, si viaggia sempre su passi di montagna o in riva al mare, tra cascate, corsi d’acqua, laghi, montagne, casette colorate e montagne, tutto concentrato in pochissimo spazio a formare paesaggi che sembrano creati artificialmente da quanto sono perfetti.
Questa esperienza ci ha fatto conoscere questo piccolo paese dal quale andiamo via con la sensazione di esserci fermati troppo poco e con la voglia di ritornarci.
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