Qualcuno diceva che il Natale quando arriva arriva, io però non ho mai capito bene sta roba perché il Natale per me è sempre arrivato il 25 di dicembre.
In ogni caso il Natale arriva tutti gli anni e l’Islanda non fa eccezione anche se quaggiù è un po diverso. Nonostante anche gli islandesi vengano colpiti dalla globalizzazione generale di idee e tradizioni che ci sta rendendo tutti un po uguali qui, a Natale, non arriva quel vecchio e grasso buon uomo che noi chiamiamo Babbo Natale, qui arrivano i Jolasveinar.
Questa cosa l’abbiamo scoperta per caso in un nevoso pomeriggio davanti ad un cartone da un litro di latte sul quale erano disegnati un gruppo di strani esseri a metà tra un elfo ed un orco.
Informandoci su chi fossero abbiamo scoperto la strana storia dei Jolasveinar.

I Jolasveinar sono 13 e il loro nome tradotto vuol dire qualcosa tipo “amici del Natale”.
La leggenda vuole che vivano sulle montagne vicino a Reykiavik insieme ai genitori, una coppia di orchi, Gryla e Leppaludi. Gryla, la madre, pare essere particolarmente grossa e spaventosa e che vada ghiotta della carne dei bambini cattivi mentre Leppaludi, il marito, viene dipinto come pigro e magro. Vivono tutti assieme in una grotta con un gigantesco gatto nero che manco a farlo apposta pure lui va ghiotto di bambini.

Ora, ai giorni nostri questi Jolasveinar sono molto simili alla figura di Babbo Natale e si limitano a lasciare dolcetti nelle scarpe dei bambini buoni e patate marce o altre cose vomitevoli a quelli cattivi, un po tipo la nostra Befana per intenderci, ma non è sempre stato così.
Una volta questi orchetti venivano descritti in maniera molto più simile ai loro genitori e quindi erano delle figure che incutevano un certo timore ai poveri bambini islandesi.
Questa dei Jolasveinar è veramente una storia strana. Di base entrano in scena il 12 di dicembre e scendono uno alla volta dalla montagna per far dispetti alla gente. Ognuno dei 13 fratelli ha caratteristiche particolari ma tutti sono accomunati dal fatto di essere particolarmente dispettosi.
Il primo ad arrivare la notte del 12 è Stekkjastaur.
Stekkjastaur è facile da riconoscere perché ha le gambe di legno. Come se non bastasse per qualche ragione ha la passione di far scherzi alle pecore. Quindi se nei giorni di Natale vedete un matto con le gambe di legno che corre dietro alle pecore lasciatelo perdere, è il buon vecchio Stekkjastaur, lui si diverte così.

Il 13 arriva Giljagaur.
Giljagaur è più normale del fratello Stekkjastaur (non che ci volesse molto) e si limita a nascondersi aspettando il momento buono per intrufolarsi nelle stalle per rubare il latte fresco. In ogni caso questo fa di lui un ladro.

Il 14 scende dai monti Stúfur.
Immaginatevi un nano che vi entra in casa e vi ruba le padelle sporche per leccare i residui di cibo rimasti su di esse…ecco, quello è Stúfur.

Poi arriva la notte del 15 e si fa vedere Þvörusleikir.
Þvörusleikir è un altro matto completo, magrissimo e malnutrito, che come il fratello Stúfur si intrufola nelle case della gente. Lui però non ruba le pentole bensì i cucchiai di legno per leccarli. Difficile capire chi dei due stia peggio.

Il 16 arriva Pottaskefill.
Quando i genitori alla fine della cena decidono di dare come premio al bambino di turno gli ultimi bocconi della cena rimasti nella pentola Pottaskefill bussa alla porta. Il bambino ignaro va ad aprire e appena aperta la porta Pottaskefill fa irruzione in casa rubando la pentola con gli avanzi. MALEDETTO.

Il sesto fratello arriva il 17 ed è Askasleikir.
Askasleikir sta nascosto sotto al letto e aspetta venga appoggiata a terra questa askur (una ciotola che veniva lasciata ai piedi del letto con dentro avanzi per cane o gatto). Avrete già capito che appena possibile Askasleikir ruberà quella ciotola mangiandone il contenuto. Contento lui contenti tutti.

Il 18 è il turno di Hurðaskellir.
Hurðaskellir è il bordellaro del gruppo e ha l’odiosa passione di sbattere le porte nel cuore della notte.

Skyrgámur arriva il 19.
Skyrgámur è grosso e burbero e va ghiotto di Skyr (formaggio morbido islandese). Ovviamente non lo compra ma preferisce intrufolarsi in cantina, trovare la grossa botte dove solitamente viene conservato il formaggio e mangiarne avidamente il più possibile fino a scoppiare. Paradossalmente è quasi il più normale del gruppo.

Il 20 scende dai monti Bjúgnakrækir.
Bjúgnakrækir entra nelle case di soppiatto e ruba le salsicce di cui va ghiotto che sono tradizionalmente appese nelle case.

Il 21 arriva Gluggagægir.
Gluggagægir ha l’abitudine di piazzarsi fuori dalla finestra delle case e senza alcun pudore spiare all’interno cercando oggetti da poi passare a rubare successivamente. Una specie di inquietante ladro guardone.

La notte del 22 è il turno di Gáttaþefur
Gáttaþefur è facilmente riconoscibile per via di un enorme nasone con il quale sniffa le porte delle case alla ricerca dell’odore di pane appena sfornato di cui va ghiotto. Ovviamente mi sembra superfluo dire che una volta trovato il pane Gáttaþefur lo ruberà per poi mangiarlo senza ritegno.

La notte del 23 porta con se Ketkrókur
Ketkrókur va ghiotto per la carne affumicata che ovviamente ruba dalle dispense aiutandosi con un lungo uncino.

La vigilia di natale è il turno dell’ultimo dei 13 fratelli, Kertasníkir.
Kertasníkir è affascinato dalle luci delle candele e proprio per questo motivo seguirà i bambini che giocano la sera aspettando il momento buono per rubarle. Pare che una volta in Islanda le candele fossero fatte di un materiale edibile (grasso di qualche bestia) e che lui dopo averle rubate le mangiasse. I gusti son gusti.

Sempre secondo la leggenda poi i 13 fratelli passerebbero la notte di Natale assieme a guardare da lontano le luci della città per poi tornare uno per volta nella loro grotta, forse accompagnati da qualche rimorso…ma molto probabilmente no.
