Ci troviamo a Phu Quoc, in Vietnam e dopo una notte di sonno memorabile inforchiamo il motorino ed andiamo ad esplorare la parte nord dell’isola. Sono circa le 9.30 e fa già caldissimo, il clima sta cambiando, si và verso la stagione delle pioggie.
Ci perdiamo per le stradine sterrate alla periferia di Duong Dong, passiamo attraverso abitazioni non troppo diverse da quelle dei birmani in thailandia o dei poveri cambogiani, 4 “mura” di latta ed un tetto di paglia, dentro non molto di più di qualche amaca ed un rudimentale fornello. Dopo esserci insabbiati un paio di volte ed essere finiti per sbaglio nel cortile di un vietnamita, che non fa neppure una piega nel vederci, riusciamo a ritrovare la via maestra.
Questa isola sembra non dormire mai, tutto è in costruzione, strade, marciapiedi, incessante il suono dei martelli pneumatici, i camion trasportano senza sosta ghiaia e materiali edili, da nord a sud per tutta l’isola si lavora incessantemente.
Quella che prima doveva essere un paradiso tropicale è ora un cantiere. Sulla strada incappiamo in una sorta di discarica a cielo aperto, montagne di rifiuti fumanti ai bordi di una strada lercia, dal nulla sbuca un gruppo di bambini in bici, ci salutano come sempre e se ne vanno.
Proseguendo sulla strada principale incappiamo in una enorme area disboscata, dissestata, non troppo diversa dalle vecchie immagini delle campagne dopo i bombardamenti americani, ruspe e buldozer qua e la. Un grosso cartellone rappresenta un prospetto del grosso complesso residenziale in costruzione. Questa isola è un esempio perfetto di come vanno le cose da queste parti sulle isole, una cementificazione pazzesca, fastidiosa, esagerata, folle.
Arriviamo alla punta estrema dell’isola dove si trova la spiaggia di Gahn Dau con il suo mare dai colori spettacolari, bellissimo ma stanco, sporco, umiliato. Mai come quì il mare si fà vedere per quello che è: la pattumiera del mondo.
Sfiancato ributta sulle rive di questa spiaggia tutta la merda che non può più contenere, lattine, plastica, pacchetti di sigarette, piatti, mattoni, vestiti, una coloratissima collezione degli inutili pacchettini di plastica con cui il cibo industriale viene confezionato ed anche una bellissima stella marina.
Vista lì tra una lattina spray arrugginita, un sacco di cemento e due mattoni mi fa passar la voglia di fare il bagno. Un folto gruppo di turisti giapponesi mangia su una terrazza vista mare e pattume, indifferente, come se niente fosse.
Facciamo un giro per il villaggio di pescatori poco lontano dalla spiaggia, prendiamo da bere in un chioschetto e parliamo a gesti con una signora incuriosita dai miei dread mentre la Vale gioca un pò con i soliti bambini che ci guardano curiosi. Ai bordi della piccola stradina che fiancheggia il mare il pesce è lasciato al sole ad essicare su apposite reti mentre al largo un esercito di barche da pesca sonnecchia aspettando la sera per tornare al largo.
Di tutte le isole viste fino ad ora questa è indubbiamente la più sporca, anche la bellissima Bai Sao, spiaggia di sabbia bianca a Sud dell’isola è cosparsa di rifiuti, solo le aree davanti ai lussuosi resort vengono pulite. Peccato, perchè la spiaggia è davvero bella e ci ricorda (alla lontana, perchè quelle sono mozzafiato davvero) un pò le spiaggie intorno ad Esperance in Australia.
Intendiamoci questo dell’immondizia è un problema che non esiste solo quì, in tutto il sud est asiatico lo smaltimento rifiuti è un grosso problema. A Bali tanto per fare esempio basta uscire dalle zone più turistiche e pulite e non è difficile imbattersi in situazioni simili, ma quì ho visto il peggio.
Anche per i Thailandesi lo smaltimento di certe materie come il vetro sulle isole è un grosso problema ma l’impressione è che, per quanto la cosa non sia sollevante, perlomeno cerchino di nasconderlo agli occhi del turista. Quì invece anche sulla spiaggia più bella dell’isola l’immondizia è lì, nell’indifferenza generale.
Il problema è grosso e di non facile soluzione, l’industria del cibo confezionato, le bottigliette di acqua, le lattine, quasi tutto quello che mangiamo e beviamo. Ogni volta che compriamo al supermercato oltre al prodotto compriamo anche un rifiuto che nella maggior parte dei casi non viene smaltito.
Phu Quoc è l’ennesima isola che finisce nella nostra lista nera, perché oltre allo sporco, all’immondizia, al cemento che cresce senza freni, è cara.
E non fa per noi.